- continua: Il Castello e il borgo di Vairano -
La prima documentazione che fa riferimento al castello di Vairano risale all’epoca del sovrano normanno Guglielmo II (nel 1188 circa).
All’epoca il maniero doveva garantire già una solida protezione ai suoi abitanti; infatti, nel 1191, l’Imperatore svevo Enrico VI, per procurarsi l’amicizia dell’abate di Montecassino, Roffredo dell’Isola, gli concesse Vairano e Maddaloni. Ma i vairanesi rifiutarono di consegnarsi all’abate e con l’aiuto delle milizie capeggiate dal castellano Ruggero di Chieti opposero una dura resistenza, respingendo gli attacchi dell’esercito di Enrico VI e di Roffredo dell’Isola.
Quest’atto eroico fu ricordato per sempre nello stemma del comune di Vairano:
«Vairanum acriter impugnans in nullo profecit».
Nel 1223, il castello fu probabilmente visitato dal grande imperatore Federico II, il quale fu ospite della fiorente abbazia della Ferrara, distante qualche miglio dal borgo. Forse vi sostò anche nel 1229, quando fece una seconda sosta nell’abbazia, di ritorno dall’Oriente.
Il castello subì una prima ristrutturazione tra la fine del XIII e i primi anni del XIV secolo; infatti, in tale arco di tempo viene riportato un nuovo palatium racchiuso da nuove mura. Anche se non esistono descrizione dettagliate, il castello doveva essere abbastanza imponente, tanto da poter ospitare nel 1272 il re Carlo I d’Angiò, il papa Gregorio X e nel 1302 il re Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo.
Ma l’inespugnabilità del castello di Vairano era destinata a terminare, complice probabilmente anche un terribile terremoto che nel 1349 colpì il vicino territorio di Isernia, che fece sicuramente sentire i suoi devastanti effetti anche a Vairano. Infatti, nel 1437 Vairano fu saccheggiato dall’esercito del patriarca Vitellesco, mandato dal papa Eugenio IV per sostenere la fazione di Renato d’Angiò contro Alfonso d’Aragona, il quale conquistò definitivamente il Regno di Napoli, riunendolo alla Sicilia, nel 1442. L’esercito del Vitellesco espugnò il castello di Vairano impadronendosi del castello e saccheggiando le abitazioni.
Nel 1456 un forte terremoto danneggiò il castello di Vairano, ma quest’ultimo evento questa volta non intaccò la sua inespugnabilità. Durante la lotta tra Ferrante I d’Aragona, Re di Napoli, e il pretendente al trono, Giovanni d’Angiò, Vairano fedele al sovrano aragonese, agli inizi di febbraio 1460, fu assediata dalle truppe angioine, ma, questa volta, come era già accaduto nel 1191, riuscì a resistere. L’inespugnabilità durò purtroppo solo qualche anno, infatti nel 1461, i casali ed il castello, che all’epoca appartenevano a Francesco Antonio d’Aquino, furono messi a ferro e fuoco dall’esercito di Marino Marzano, impegnato nella lotta con il re Ferrante d’Aragona. Narrano le cronache che Vairano, in seguito all’invasione, rimase depopulata et dehabitata.
In seguito alle devastazioni, tra il 1491 e il 1495, il castello subì una ristrutturazione e un potenziamento delle mura ad opera del feudatario Innico II d’Avalos. Infatti, per la temuta discesa in Italia di Carlo VIII, Alfonso II d’Aragona rinforzò le difese di tutti i passi e le vie interne.
Nel 1590 Vairano fu acquistata da Antonio Mormile, barone di Frignano, rimanendo nei possedimenti della nobile famiglia fino all’eversione della feudalità (1806).
Del 1660 abbiamo una descrizione molto dettagliata dell’interno del castello del tabulario Pietro de Marino:
"superata la porta, che era protetta da una saracinesca, si entrava nella corte. Sulla sinistra vi erano le carceri civili. Al piano terra, rivolti a sud, vi erano due vani abitativi voltati a sesto ribassato illuminati da due finestre. Più avanti, sullo stesso lato, un magazzino, mentre rivolta ad ovest una cucina con forno. Sempre al piano terra, sul lato est, i resti di due vani adibiti a contenere gli strumenti per la pigiatura dell’uva e una stalla che poteva contenere circa 10 cavalli. Sullo stesso lato, un’edicola dove sfociava una canaletta laterizia, conteneva probabilmente una vaschetta per la raccolta delle acque. Vicino vi è tutt’ora una cisterna che si prolunga sotterraneamente fino alla base della torre rivolta ad est. Invece, nel sotterraneo della torre nord-est vi era la Fossa, una segreta oscura, umida ed inaccessibile, adibita a carcere penale. Il primo piano, al quale si accedeva mediante delle rampe di scale, ormai quasi completamente distrutto, era adibito a piano nobile. Vi era una cappella dedicata alla SS. Concezione, a S. Francesco e S. Antonio, mentre all’interno del mastio, sopravvive ancora un locale con resti di intonaco affrescato con un fregio, diviso in due fasce, ornato con motivi vegetali. Da questo stanzone, percorrendo una scaletta all’interno delle mura, si accede alla sommità della torre".
Quello che oggi osserviamo è il risultato di un’ultima ristrutturazione del castello fatta eseguire da Orazio Mormile nella metà del XVII secolo, per adattarlo da roccaforte ad abitazione signorile.
All’epoca il maniero doveva garantire già una solida protezione ai suoi abitanti; infatti, nel 1191, l’Imperatore svevo Enrico VI, per procurarsi l’amicizia dell’abate di Montecassino, Roffredo dell’Isola, gli concesse Vairano e Maddaloni. Ma i vairanesi rifiutarono di consegnarsi all’abate e con l’aiuto delle milizie capeggiate dal castellano Ruggero di Chieti opposero una dura resistenza, respingendo gli attacchi dell’esercito di Enrico VI e di Roffredo dell’Isola.
Quest’atto eroico fu ricordato per sempre nello stemma del comune di Vairano:
«Vairanum acriter impugnans in nullo profecit».
Nel 1223, il castello fu probabilmente visitato dal grande imperatore Federico II, il quale fu ospite della fiorente abbazia della Ferrara, distante qualche miglio dal borgo. Forse vi sostò anche nel 1229, quando fece una seconda sosta nell’abbazia, di ritorno dall’Oriente.
Il castello subì una prima ristrutturazione tra la fine del XIII e i primi anni del XIV secolo; infatti, in tale arco di tempo viene riportato un nuovo palatium racchiuso da nuove mura. Anche se non esistono descrizione dettagliate, il castello doveva essere abbastanza imponente, tanto da poter ospitare nel 1272 il re Carlo I d’Angiò, il papa Gregorio X e nel 1302 il re Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo.
Ma l’inespugnabilità del castello di Vairano era destinata a terminare, complice probabilmente anche un terribile terremoto che nel 1349 colpì il vicino territorio di Isernia, che fece sicuramente sentire i suoi devastanti effetti anche a Vairano. Infatti, nel 1437 Vairano fu saccheggiato dall’esercito del patriarca Vitellesco, mandato dal papa Eugenio IV per sostenere la fazione di Renato d’Angiò contro Alfonso d’Aragona, il quale conquistò definitivamente il Regno di Napoli, riunendolo alla Sicilia, nel 1442. L’esercito del Vitellesco espugnò il castello di Vairano impadronendosi del castello e saccheggiando le abitazioni.
Nel 1456 un forte terremoto danneggiò il castello di Vairano, ma quest’ultimo evento questa volta non intaccò la sua inespugnabilità. Durante la lotta tra Ferrante I d’Aragona, Re di Napoli, e il pretendente al trono, Giovanni d’Angiò, Vairano fedele al sovrano aragonese, agli inizi di febbraio 1460, fu assediata dalle truppe angioine, ma, questa volta, come era già accaduto nel 1191, riuscì a resistere. L’inespugnabilità durò purtroppo solo qualche anno, infatti nel 1461, i casali ed il castello, che all’epoca appartenevano a Francesco Antonio d’Aquino, furono messi a ferro e fuoco dall’esercito di Marino Marzano, impegnato nella lotta con il re Ferrante d’Aragona. Narrano le cronache che Vairano, in seguito all’invasione, rimase depopulata et dehabitata.
In seguito alle devastazioni, tra il 1491 e il 1495, il castello subì una ristrutturazione e un potenziamento delle mura ad opera del feudatario Innico II d’Avalos. Infatti, per la temuta discesa in Italia di Carlo VIII, Alfonso II d’Aragona rinforzò le difese di tutti i passi e le vie interne.
Nel 1590 Vairano fu acquistata da Antonio Mormile, barone di Frignano, rimanendo nei possedimenti della nobile famiglia fino all’eversione della feudalità (1806).
Del 1660 abbiamo una descrizione molto dettagliata dell’interno del castello del tabulario Pietro de Marino:
"superata la porta, che era protetta da una saracinesca, si entrava nella corte. Sulla sinistra vi erano le carceri civili. Al piano terra, rivolti a sud, vi erano due vani abitativi voltati a sesto ribassato illuminati da due finestre. Più avanti, sullo stesso lato, un magazzino, mentre rivolta ad ovest una cucina con forno. Sempre al piano terra, sul lato est, i resti di due vani adibiti a contenere gli strumenti per la pigiatura dell’uva e una stalla che poteva contenere circa 10 cavalli. Sullo stesso lato, un’edicola dove sfociava una canaletta laterizia, conteneva probabilmente una vaschetta per la raccolta delle acque. Vicino vi è tutt’ora una cisterna che si prolunga sotterraneamente fino alla base della torre rivolta ad est. Invece, nel sotterraneo della torre nord-est vi era la Fossa, una segreta oscura, umida ed inaccessibile, adibita a carcere penale. Il primo piano, al quale si accedeva mediante delle rampe di scale, ormai quasi completamente distrutto, era adibito a piano nobile. Vi era una cappella dedicata alla SS. Concezione, a S. Francesco e S. Antonio, mentre all’interno del mastio, sopravvive ancora un locale con resti di intonaco affrescato con un fregio, diviso in due fasce, ornato con motivi vegetali. Da questo stanzone, percorrendo una scaletta all’interno delle mura, si accede alla sommità della torre".
Quello che oggi osserviamo è il risultato di un’ultima ristrutturazione del castello fatta eseguire da Orazio Mormile nella metà del XVII secolo, per adattarlo da roccaforte ad abitazione signorile.
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI:
Panarello A., Castrum Vayrani. Storia di un borgo fortificato della Terra di Lavoro, Vairano Patenora, 1998.
"Vairano e i suoi dinasti", Marchese Lucio Geremia De' Geremei
Questo sito non raccoglie nessun dato degli utenti, se non quelli strettamente necessari alla sua visualizzazione.
Privacy coockie policy
This site does not collect any personal data of users, but only the technical data necessary for its display.
Privacy coockie policy
Privacy coockie policy
This site does not collect any personal data of users, but only the technical data necessary for its display.
Privacy coockie policy