- continua: Il castello di Vairano -
Il castello subì una prima ristrutturazione tra la fine del XIII e i primi anni del XIV secolo; infatti, in tale arco di tempo viene riportato un nuovo palatium racchiuso da nuove mura. Anche se non esistono descrizione dettagliate, il castello doveva essere abbastanza imponente, tanto da poter ospitare nel 1272 il re Carlo I d’Angiò, il papa Gregorio X e nel 1302 il re Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo.
Ma l’inespugnabilità del castello di Vairano era destinata a terminare, complice probabilmente anche un terribile terremoto che nel 1349 colpì il vicino territorio di Isernia, che fece sicuramente sentire i suoi devastanti effetti anche a Vairano. Infatti, nel 1437 Vairano fu saccheggiato dall’esercito del patriarca Vitellesco, mandato dal papa Eugenio IV per sostenere la fazione di Renato d’Angiò contro Alfonso d’Aragona, il quale conquistò definitivamente il Regno di Napoli, riunendolo alla Sicilia, nel 1442. L’esercito del Vitellesco espugnò il castello di Vairano impadronendosi del castello e saccheggiando le abitazioni.
Nel 1456 un forte terremoto danneggiò il castello di Vairano, ma quest’ultimo evento questa volta non intaccò la sua inespugnabilità. Durante la lotta tra Ferrante I d’Aragona, Re di Napoli, e il pretendente al trono, Giovanni d’Angiò, Vairano fedele al sovrano aragonese, agli inizi di febbraio 1460, fu assediata dalle truppe angioine, ma, questa volta, come era già accaduto nel 1191, riuscì a resistere. L’inespugnabilità durò purtroppo solo qualche anno, infatti nel 1461, i casali ed il castello, che all’epoca appartenevano a Francesco Antonio d’Aquino, furono messi a ferro e fuoco dall’esercito di Marino Marzano, impegnato nella lotta con il re Ferrante d’Aragona. Narrano le cronache che Vairano, in seguito all’invasione, rimase depopulata et dehabitata.
In seguito alle devastazioni, tra il 1491 e il 1495, il castello subì una ristrutturazione e un potenziamento delle mura ad opera del feudatario Innico II d’Avalos. Infatti, per la temuta discesa in Italia di Carlo VIII, Alfonso II d’Aragona rinforzò le difese di tutti i passi e le vie interne.
Nel 1590 Vairano fu acquistata da Antonio Mormile, barone di Frignano, rimanendo nei possedimenti della nobile famiglia fino all’eversione della feudalità (1806).
Del 1660 abbiamo una descrizione molto dettagliata dell’interno del castello del tabulario Pietro de Marino: "Superata la porta, che era protetta da una saracinesca, si entrava nella corte. Sulla sinistra vi erano le carceri civili. Al piano terra, rivolti a sud, vi erano due vani abitativi voltati a sesto ribassato illuminati da due finestre. Più avanti, sullo stesso lato, un magazzino, mentre rivolta ad ovest una cucina con forno. Sempre al piano terra, sul lato est, i resti di due vani adibiti a contenere gli strumenti per la pigiatura dell’uva e una stalla che poteva contenere circa 10 cavalli. Sullo stesso lato, un’edicola dove sfociava una canaletta laterizia, conteneva probabilmente una vaschetta per la raccolta delle acque. Vicino vi è tutt’ora una cisterna che si prolunga sotterraneamente fino alla base della torre rivolta ad est. Invece, nel sotterraneo della torre nord-est vi era la Fossa, una segreta oscura, umida ed inaccessibile, adibita a carcere penale. Il primo piano, al quale si accedeva mediante delle rampe di scale, ormai quasi completamente distrutto, era adibito a piano nobile. Vi era una cappella dedicata alla SS. Concezione, a S. Francesco e S. Antonio, mentre all’interno del mastio, sopravvive ancora un locale con resti di intonaco affrescato con un fregio, diviso in due fasce, ornato con motivi vegetali. Da questo stanzone, percorrendo una scaletta all’interno delle mura, si accede alla sommità della torre..."
La descrizione originale del castello di Vairano Patenora nel 1660 di Pietro De Marino
" Possiede detto Illustre Duca un Castello sopra la ciama di detto monte di forma quadrata con quattro torre alli suoi angoli, una delle quali per essere più grande è detta Torre Mastra con l'affacciata tra levante et mezzo giorno dove è l'ingresso d'esso consistente in un atrio coverto sotto del quale è una cisterna segue la porta di legname con fascie di ferro avente d'essa vi è una sarsenesca et per essa si entra in uno intrado coverto a lamia a senistra sono le carcere civile seguente il cortile scoverto grande a mano destra del lato del intrado vi è una stantiola dove è uan cisterna grande con canaletto che conduce l'acqua alla fonte avante la stalla dove si beverano li cavalli contiguo ad essa è la stalla a lamia capace per dieci cavalli, appresso è il cellaro grande coverto a lamia a croce sostenute da pelieri di marmo rustico con fronta in mezzo et ordegne(66r) per pistare l'uve a sinistra del detto Cortile sono tre camere a lamia per commodità dè creati con finestre et ferriate dalla parte di fuora, et nell'ultimo è la cocina principale contiguo la quale vi è il franaro lungo quanto è il quarto di sopra et alla fine d'esso vi è uno carcere criminale per quanto contiene il vacuo della Torre et sotto d'esso vi è un'altra carcere detta la fossa, al quale edificio di sotto vi sono le ferriate alle finestre dalla parte di fuore.
Et ritornando in detto cortile in testa del quale è la tesa di fabrica con grade di marmo rustico che salnedo per essa si impiana in uno ballaturo sotto del quale vi è un ritrovo per comodità di dispensa e da detto ballaturo sono due tese similmente di marmo, una a sinistra et l'altra a destra, et salendo per la detta a destra se impiana in uno salone con intempiatura di tavole con quadretti spannellati con [ fresso] pittato a fresco con finestre dalla parte di tramontana et alla parte del cortile in testa la porta di detta sala vi è il riosto di legname di castagno con portelle et stipi di sotto e sopra a calatora pittato [.] Di più nell'istessa linea vi è la capella (66v) per la Messa con altare e chona della Sanctissima Conceptione, Santo Francesco e Santo Antonio con palagustrata di nove avante detta capella, contiguo la quale vi è uno camerino dentro la torre a mano destra di detta sala si entra in una anticamera con intempiatura simile alla sala, et per essa s'entra in un altro camerino a senistra del quale s'entra in uno camerino con mezzanino nel quale si ci saglie per una scala a mano la quale sta dentro la torre nel quale vi è uno [ristretto] dentro il corpo della uraglia a destra di detto camerone si entra in due camere, sopra la porta dell'intrado è una cocina grnde per comodità delle donne et dala prima camera s'esce inuna loggia scoverta sopra l'atrio prima di... (sic) et da detta loggia per uan porta si entra in una camera dentro la Torre Mastra sopra la quale vi è un'altra Camera ala quale si saglie per scalandrone et ritornando al camarone a lato d'esso per uno caracò si cala in una stanza ove è comodità de cocina furno, et cisterna con lavarorij et altre commodità[.]
et ritornando in deta sala a sinistra della quale tira uno bracciio di tre (67r) camere et dalla terza si entra in uno cameriono con comodità di focolaro, et luoco comune dal quale per uno caracò di fabrica si scende alla cocina grande poco distante da detto camerino [.] Per uno altro caracò dentro la muraglia si saglie alli soppigni di dette tre camere per servitio di guarda robba con comodità di uno lammicco grande di fabrica con caldara sotto di rama et da fuore detto guarda roba si può andare in giro alle quattro torri nell'angoli del detto Castello quale si pssa per corrituro, et ritornando in detta terca (sic) camera a sinistra si ritrova una saletta con porta che esce alla tesa di grada descritta a senistra del ballaturo; et da detta saletta si entra in due camere grande dette lo quarto nuovo, et dalla seconda si entra inuno camerino dentro la Torre il quale edificio è tutto coverto a tetto [.] Dalle quali camere si gode tutta la detta et casali et per stare detto Castello eminente viene ventilato da tutte sorte di venti, et gode il sole dal spuntare del giorno sino la sera e, nella facciata di levante et mezzo giorno tiene vista di montagne et colline tutte di Boschi per la lunghezza d'un miglio in circa (67v) la Terra di Marczanielo et la montagna di S [asnto] Angelo et dlla facciata della sla dalla la (sic) parte di Tramontana si gode una pianura con la abbadia della Ferrara il fiume Vultorno (sic) et si stende la sua vista per miglia sei et anco si vedeno le seguenti terre, cioè Aylano al Baronia di Prata la montagna di Rocca vecchia Mastrati et nell'altra affacciata di detto Castello vero ponente si stende la sua vista per spatio di miglia dodeci tutto territorio piano con la Silva Baronale in mezzo di esso, godendosi anco la pianura et montagne di Venafro con le terre convecine cioè Presenzano et dal altra parte similmente di pianura sino le montagne della terra di Concha la Terra di Marzano et Casalli e stende la sua vista sino la montagna della Rocca Monfina"
- Tratto da "Descrizione del Castello nel 1660". di Pietro De Marino -
Quello che oggi osserviamo è il risultato di un’ultima ristrutturazione del castello fatta eseguire da Orazio Mormile nella metà del XVII secolo, per adattarlo da roccaforte ad abitazione signorile.
Ma l’inespugnabilità del castello di Vairano era destinata a terminare, complice probabilmente anche un terribile terremoto che nel 1349 colpì il vicino territorio di Isernia, che fece sicuramente sentire i suoi devastanti effetti anche a Vairano. Infatti, nel 1437 Vairano fu saccheggiato dall’esercito del patriarca Vitellesco, mandato dal papa Eugenio IV per sostenere la fazione di Renato d’Angiò contro Alfonso d’Aragona, il quale conquistò definitivamente il Regno di Napoli, riunendolo alla Sicilia, nel 1442. L’esercito del Vitellesco espugnò il castello di Vairano impadronendosi del castello e saccheggiando le abitazioni.
Nel 1456 un forte terremoto danneggiò il castello di Vairano, ma quest’ultimo evento questa volta non intaccò la sua inespugnabilità. Durante la lotta tra Ferrante I d’Aragona, Re di Napoli, e il pretendente al trono, Giovanni d’Angiò, Vairano fedele al sovrano aragonese, agli inizi di febbraio 1460, fu assediata dalle truppe angioine, ma, questa volta, come era già accaduto nel 1191, riuscì a resistere. L’inespugnabilità durò purtroppo solo qualche anno, infatti nel 1461, i casali ed il castello, che all’epoca appartenevano a Francesco Antonio d’Aquino, furono messi a ferro e fuoco dall’esercito di Marino Marzano, impegnato nella lotta con il re Ferrante d’Aragona. Narrano le cronache che Vairano, in seguito all’invasione, rimase depopulata et dehabitata.
In seguito alle devastazioni, tra il 1491 e il 1495, il castello subì una ristrutturazione e un potenziamento delle mura ad opera del feudatario Innico II d’Avalos. Infatti, per la temuta discesa in Italia di Carlo VIII, Alfonso II d’Aragona rinforzò le difese di tutti i passi e le vie interne.
Nel 1590 Vairano fu acquistata da Antonio Mormile, barone di Frignano, rimanendo nei possedimenti della nobile famiglia fino all’eversione della feudalità (1806).
Del 1660 abbiamo una descrizione molto dettagliata dell’interno del castello del tabulario Pietro de Marino: "Superata la porta, che era protetta da una saracinesca, si entrava nella corte. Sulla sinistra vi erano le carceri civili. Al piano terra, rivolti a sud, vi erano due vani abitativi voltati a sesto ribassato illuminati da due finestre. Più avanti, sullo stesso lato, un magazzino, mentre rivolta ad ovest una cucina con forno. Sempre al piano terra, sul lato est, i resti di due vani adibiti a contenere gli strumenti per la pigiatura dell’uva e una stalla che poteva contenere circa 10 cavalli. Sullo stesso lato, un’edicola dove sfociava una canaletta laterizia, conteneva probabilmente una vaschetta per la raccolta delle acque. Vicino vi è tutt’ora una cisterna che si prolunga sotterraneamente fino alla base della torre rivolta ad est. Invece, nel sotterraneo della torre nord-est vi era la Fossa, una segreta oscura, umida ed inaccessibile, adibita a carcere penale. Il primo piano, al quale si accedeva mediante delle rampe di scale, ormai quasi completamente distrutto, era adibito a piano nobile. Vi era una cappella dedicata alla SS. Concezione, a S. Francesco e S. Antonio, mentre all’interno del mastio, sopravvive ancora un locale con resti di intonaco affrescato con un fregio, diviso in due fasce, ornato con motivi vegetali. Da questo stanzone, percorrendo una scaletta all’interno delle mura, si accede alla sommità della torre..."
La descrizione originale del castello di Vairano Patenora nel 1660 di Pietro De Marino
" Possiede detto Illustre Duca un Castello sopra la ciama di detto monte di forma quadrata con quattro torre alli suoi angoli, una delle quali per essere più grande è detta Torre Mastra con l'affacciata tra levante et mezzo giorno dove è l'ingresso d'esso consistente in un atrio coverto sotto del quale è una cisterna segue la porta di legname con fascie di ferro avente d'essa vi è una sarsenesca et per essa si entra in uno intrado coverto a lamia a senistra sono le carcere civile seguente il cortile scoverto grande a mano destra del lato del intrado vi è una stantiola dove è uan cisterna grande con canaletto che conduce l'acqua alla fonte avante la stalla dove si beverano li cavalli contiguo ad essa è la stalla a lamia capace per dieci cavalli, appresso è il cellaro grande coverto a lamia a croce sostenute da pelieri di marmo rustico con fronta in mezzo et ordegne(66r) per pistare l'uve a sinistra del detto Cortile sono tre camere a lamia per commodità dè creati con finestre et ferriate dalla parte di fuora, et nell'ultimo è la cocina principale contiguo la quale vi è il franaro lungo quanto è il quarto di sopra et alla fine d'esso vi è uno carcere criminale per quanto contiene il vacuo della Torre et sotto d'esso vi è un'altra carcere detta la fossa, al quale edificio di sotto vi sono le ferriate alle finestre dalla parte di fuore.
Et ritornando in detto cortile in testa del quale è la tesa di fabrica con grade di marmo rustico che salnedo per essa si impiana in uno ballaturo sotto del quale vi è un ritrovo per comodità di dispensa e da detto ballaturo sono due tese similmente di marmo, una a sinistra et l'altra a destra, et salendo per la detta a destra se impiana in uno salone con intempiatura di tavole con quadretti spannellati con [ fresso] pittato a fresco con finestre dalla parte di tramontana et alla parte del cortile in testa la porta di detta sala vi è il riosto di legname di castagno con portelle et stipi di sotto e sopra a calatora pittato [.] Di più nell'istessa linea vi è la capella (66v) per la Messa con altare e chona della Sanctissima Conceptione, Santo Francesco e Santo Antonio con palagustrata di nove avante detta capella, contiguo la quale vi è uno camerino dentro la torre a mano destra di detta sala si entra in una anticamera con intempiatura simile alla sala, et per essa s'entra in un altro camerino a senistra del quale s'entra in uno camerino con mezzanino nel quale si ci saglie per una scala a mano la quale sta dentro la torre nel quale vi è uno [ristretto] dentro il corpo della uraglia a destra di detto camerone si entra in due camere, sopra la porta dell'intrado è una cocina grnde per comodità delle donne et dala prima camera s'esce inuna loggia scoverta sopra l'atrio prima di... (sic) et da detta loggia per uan porta si entra in una camera dentro la Torre Mastra sopra la quale vi è un'altra Camera ala quale si saglie per scalandrone et ritornando al camarone a lato d'esso per uno caracò si cala in una stanza ove è comodità de cocina furno, et cisterna con lavarorij et altre commodità[.]
et ritornando in deta sala a sinistra della quale tira uno bracciio di tre (67r) camere et dalla terza si entra in uno cameriono con comodità di focolaro, et luoco comune dal quale per uno caracò di fabrica si scende alla cocina grande poco distante da detto camerino [.] Per uno altro caracò dentro la muraglia si saglie alli soppigni di dette tre camere per servitio di guarda robba con comodità di uno lammicco grande di fabrica con caldara sotto di rama et da fuore detto guarda roba si può andare in giro alle quattro torri nell'angoli del detto Castello quale si pssa per corrituro, et ritornando in detta terca (sic) camera a sinistra si ritrova una saletta con porta che esce alla tesa di grada descritta a senistra del ballaturo; et da detta saletta si entra in due camere grande dette lo quarto nuovo, et dalla seconda si entra inuno camerino dentro la Torre il quale edificio è tutto coverto a tetto [.] Dalle quali camere si gode tutta la detta et casali et per stare detto Castello eminente viene ventilato da tutte sorte di venti, et gode il sole dal spuntare del giorno sino la sera e, nella facciata di levante et mezzo giorno tiene vista di montagne et colline tutte di Boschi per la lunghezza d'un miglio in circa (67v) la Terra di Marczanielo et la montagna di S [asnto] Angelo et dlla facciata della sla dalla la (sic) parte di Tramontana si gode una pianura con la abbadia della Ferrara il fiume Vultorno (sic) et si stende la sua vista per miglia sei et anco si vedeno le seguenti terre, cioè Aylano al Baronia di Prata la montagna di Rocca vecchia Mastrati et nell'altra affacciata di detto Castello vero ponente si stende la sua vista per spatio di miglia dodeci tutto territorio piano con la Silva Baronale in mezzo di esso, godendosi anco la pianura et montagne di Venafro con le terre convecine cioè Presenzano et dal altra parte similmente di pianura sino le montagne della terra di Concha la Terra di Marzano et Casalli e stende la sua vista sino la montagna della Rocca Monfina"
- Tratto da "Descrizione del Castello nel 1660". di Pietro De Marino -
Quello che oggi osserviamo è il risultato di un’ultima ristrutturazione del castello fatta eseguire da Orazio Mormile nella metà del XVII secolo, per adattarlo da roccaforte ad abitazione signorile.
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI:
Panarello A., Castrum Vayrani. Storia di un borgo fortificato della Terra di Lavoro, Vairano Patenora, 1998.
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