- continua: Taverna Catena -
Intanto, sempre il 25 ottobre 1860, Garibaldi, attraversato con le sue truppe il fiume Volturno (le truppe garibaldine erano costituite dalle divisioni “Bixio” e “Medici” e dalle brigate “Eber” e “Milano”), su di un ponte di circostanza presso Formicola, passò per Pignataro e Calvi e pernottò presso Taverna Zarone, un’altra taverna sulla via Casilina. In quella stessa sera del 25 ottobre, Vittorio Emanuele II, proveniente da Venafro, fu ospitato a Presenzano presso il palazzo della famiglia Del Balzo.
La mattina del 26 ottobre il Re, alle prime luci dell’alba, con il suo quartiere generale partì da Presenzano percorrendo la via Casilina in direzione di Taverna Catena, mentre un’altra colonna di Piemontesi percorreva nella stessa direzione la via degli Abruzzi. Garibaldi con le sue truppe, avvertito dell’imminente arrivo del futuro Re d’Italia, attendeva presso la Taverna della Catena, luogo di sicuro passaggio dei piemontesi. Un cronista del prestigioso giornale inglese Times, al seguito dell’esercito garibaldino, così descrive la scena dello storico incontro: «A due miglia dal punto di partenza c’era un’altra Taverna chiamata Della Catena vicino alla quale c’è il bivio per S. Germano. […] Eravamo appena giunti alla Taverna che Missori fu visto tornare: portava la notizia che Cialdini non era lontano più di 10 minuti e subito si vide emergere dal bosco sul nostro fronte sinistro l’avanguardia dei Piemontesi. La colonna fu mandata verso destra per accamparsi sotto Monte S. Angelo, vicino a Marzanello, mentre Garibaldi ed il suo stato maggiore andavano ad incontrare Cialdini e il Re. L’incontro ebbe luogo sulla strada da cui stavano arrivando i Piemontesi. Cialdini seguiva immediatamente l’avanguardia e niente fu più cordiale dell’incontro tra lui e Garibaldi. Si abbracciarono come vecchi amici. Ci fu una breve conversazione, durante la quale la maggior parte dei Piemontesi cominciò a passare a sinistra di Cialdini e subito dopo arrivò re Vittorio Emanuele in persona accompagnato dal suo seguito. Garibaldi si mosse e salutò. Il Re rispose al saluto e gli strinse affettuosamente la mano. Tutti si tennero a distanza e i due si misero l’uno di fronte all’altro». Giuseppe Cesare Abba, scrittore e sottotenente dell’esercito garibaldino, nel suo famoso diario “Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille”, ci ha lasciato un’altra coinvolgente testimonianza del luogo e del momento storico da lui vissuti: «Una casa bianca a un gran bivio, dei cavalieri rossi e dei neri mescolati insieme, il Dittatore a piedi; delle pioppe già pallide che lasciavano venir giù le foglie morte, sopra i reggimenti regolari che marciavano verso Teano,[…]. A un tratto, non da lontano, un rullo di tamburi, poi la fanfara reale del Piemonte, e tutti a cavallo! […] Ed ecco un rimescolio nel polverone che si alzava laggiù, poi un galoppo, dei comandi, e poi: Viva! Viva! Il Re! Il Re! Mi venne quasi buio per un istante; ma potei vedere Garibaldi e Vittorio darsi la mano, e udire il saluto immortale: «Salute al Re d’Italia!» eravamo a mezza mattinata. Il Dittatore parlava a fronte scoperta, il Re stazzonava il collo del suo bellissimo storno, che si piegava a quelle carezze come una sultana. Forse nella mente del Generale passava un pensiero mesto. E mesto davvero mi pareva quando il Re spronò via, ed Egli si mise alla sinistra di lui e dietro di loro la diversa e numerosa cavalcata» Dopo l’incontro l’Eroe dei due Mondi e il futuro Re d’Italia si diressero nella vicina cittadina di Teano. Ai principi del secolo XX, una parte della Taverna fu adibita a caserma dei Carabinieri. Nel 1927, durante il regime fascista, le celle della stazione ospitarono per una notte il detenuto politico Antonio Gramsci, condannato dalla dittatura fascista come oppositore politico, che in una delle sue celebri lettere ricorda: «una delle due più brutte notti che ho trascorso, forse in tutta la mia vita» Nel 1967, un decreto del Ministero della Pubblica Istruzione (06/05/1967) dichiarava Taverna Catena “di interesse particolarmente importante”, sottoponendo l’edificio a tutte le disposizioni di tutela della Legge 1° giugno 1939, n. 1089, sulla “Tutela delle cose d’interesse artistico e storico”. Nel corso degli anni, Taverna Catena, essendo una proprietà privata, è stata sottoposta ad una serie di modifiche strutturali e discutibili restauri che ne hanno modificato l’aspetto originario. La famosa “casa bianca” di cui parlava Abba è stata trasformata in un comune edificio, persino la storica scritta “Taverna Catena” non compare più. |
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI:
Abba C., Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille, Bologna, 1961; De Angelis M., La costruzione della nazione nel Mezzogiorno d’Italia: le celebrazioni per il cinquantenario dell’Unità d’Italia in Terra di Lavoro (1911), in «Meridione. Sud e Nord nel Mondo», 2012; De Angelis M., Taverna Catena: passato, presente e futuro del monumento simbolo dell’Unità d’Italia, in «Alto Casertano», a. I, n. 8, 20 novembre 2005; Di Muccio G., 26 ottobre 1860. Incontro di Vairano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, Curti, 1985; Panarello A., Nuova documentazione sull’incontro del 26 ottobre 1860 fra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, Cassino, 2000.
Foto di Guglielmo D'Arezzo
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