Il Borgo di Marzanello Vecchio
|
|
|

Il Castrum Marzanelli (o Castrum Martianelli), inteso come centro abitato fortificato con dignità urbana affonda le sue origini probabili nell’epoca delle prime invasioni barbariche, ma dovette assumere la sua piena dignità nei secoli IX e X, quando il territorio del Medio Volturno venne ad essere funestato in modo continuo dalle cruente scorrerie saracene. Anche tra le rovine di Marzanello Vecchio, come tra quelle del borgo di Vairano, è difficile individuare elementi architettonici che si possano datare con certezza ad un periodo anteriore al sec XV, mentre abbondano le strutture databili con certezza al sec. XVIII. Esiste, peraltro, un manoscritto (MSMC1), conservato nell’archivio del Museo Provinciale Campano di Capua (busta 109), che contiene un Apprezzo del Feudo di Marzanello, effettuato nel 1724 e datato al 1725, dal Tabulario D. Onofrio Parascandolo per conto del Marchese di Valletta, in cui la Terra di Marzanello è descritta come «(...) situata in una cima di montagna, e si ascende in essa per due strade, una, che circonda d.a montagna larga ed [agevola], e l’altra più commoda a salire a piedi, ed a cavallo, e viene la medesima terra ad esser quasi di figura rotonda, senza mura attorno, ed è situata verso mezzogiorno in d.a cima di monte in luogo alquanto pendinoso, tenendo dalla parte di sotto tutti i territorii piani seminatori, scampii ed in alcun’altri alberati con pioppi, olmi, ed in parte alberati con cerque, e nel scoscese di d.i monti vi sono molte colline e territori pendinosi alberati con cerque per uso di pascolo, e principiando ad entrare in essa Terra per una strada verso mezzogiorno , e per altre strade fra mezzo di essa si va ad sito alquanto pendinoso, ove è un edificio antico di una Torre diruta, qual’era per uso di carceri, e nell’entrare in essa s’incontrano molte altre stradette fra mezzo, che conducono alle abitazioni dei cittadini di essa Terra, e sono fabricate tutte di pietra viva, e parte di esse sono a due solari, e parte piane, tutte coverte a tetti, parte ad una penna, parte a due e tengono finestre, e porte a d.e strade» (pp. 4-5). La “torre diruta”, menzionata anche in altri manoscritti, in parte conservati nell’Archivio del Museo Campano di Capua e notificati per la prima volta dal Rev. Arc. Emilio Calce nel 1986, è di difficile identificazione. Non si sa, infatti, se essa era ubicata nei pressi della Chiesa di S. Nicola intra moenia, per costruire la quale essa sarebbe stata abbattuta nel sec. XVIII, oppure se si deve identificare con il torrione che sorgeva sul rilievo adiacente la cima 423, del quale restano, ormai, solo il perimetro a più intervalli murari ed una briglia turrita discendente che si innesta sui resti dell’antica muraglia megalitica italica. È, comunque, molto probabile che un palazzo signorile sorgesse sulla sommità della cima 323 e dominasse tutto il piccolo abitato sottostante. L’aspetto attuale dell’agglomerato di fabbrica è quello di un enorme bastione con più livelli difensivi, che ha il capitale d’impianto nella zona mediana con orientamento Nord-Sud e i capitali di fuga orientati rispettivamente a Nord-Ovest e a Nord-Est. Il borgo, con gli elementi architettonici che avrebbero potuto essere utilissimi al fine di avere notizie più dettagliate e veritiere sull’evoluzione dell’abitato,
furono distrutti dal tiro dell’esercito alleato, che, dalla collina di S. Felice di Pietravairano, effettuavano le tarature delle artiglierie facendo il tiro a segno sulle strutture di Marzanello Vecchio.
La Chiesa di S. Nicola, che un tempo era utilizzata dagli antichi abitanti del borgo fortificato di Marzanello Vecchio, stando a quanto riferito da un manoscritto del Marcello, datato 1830, sarebbe stata costruita intorno al 1772 utilizzando materiali di risulta provenienti dalle antiche strutture in disuso. In realtà esistono validi motivi (affioramenti, dai punti in cui il pavimento ha ceduto, di frammenti ceramici databili almeno al sec. XVI) per sostenere che essa preesistesse a tale data o che sia stata costruita sui resti di qualche antica e attualmente sconosciuta chiesa intra moenia. Il passo del Marcello, riportato dal Calce, che parla della Chiesa di S. Nicola, è il seguente: «Il paese [Marzanello] da poco tempo si sta abbandonando dai cittadini sopra la montagna, dove eravi una torre di smisurata grandezza, cisterne ed altre fortificazioni diroccate nel 1772 per costruirvi la chiesa di S. Nicola col campanile [...]».
IL MONASTERO DI San GIOVANNI A MARZANELLO
Il Monastero di S. Giovanni, un tempo ubicato nella località Santianni di Marzanello, sopravvive solo nella memoria grazie ad un manoscritto conservato nell’Archivio del Museo Provinciale Campano di Capua, che è una trascrizione di Angelo Broccoli, effettuata il 31 ottobre 1872, da un originale vergato nel 1830 da D. Giuseppe Marcello. Il monastero, «ornato ed arricchito di leggiadre e robuste colonne che un uomo non riusciva ad abbracciare neppure a metà», è oggi completamente scomparso. Nel giardino vi era una cisterna «stretta sopra e larga sotto». Alcuni materiali dello scomparso monastero furono riutilizzati per edificare, nel 1765, una cappella vicino alla proprietà del sindaco Bartolomeo Panarello, denominata cappella di S. Giuseppe. Va comunque notato che nella attuale località Santianni, nei terreni a monte delle abitazioni delle famiglie Tramunto, Campopiano e Tedeschi, dai terreni affiorano spesso, dopo l’aratura, frammenti osteologici umani. Ciò potrebbe indicare la presenza, in loco, di fosse comuni di sepoltura, le quali, prima della legge napoleonica, erano usuali nelle antiche chiese.
IL MONASTERO DI San MARTINO
Un altro monastero, sempre a Marzanello, sorgeva nella località denominata S. Martino, ad Ovest dell’abitato. Secondo il manoscritto CSTM: «Per parlare di questo monastero dobbiamo appellarci alla tradizione degli antichi paesani, i quali dicono che si ricordano alcune vestigia di un monastero, mentre altri dicono che il Sig. D. Francesco Bianco in quel luogo prese le pietre per farsi nel 1725 una casina ivi vicino, ma appigliandoci alla tradizione diciamo che quel monastero era sotto il titolo di S. Martino nel luogo oggi detto S. Martino[...]».
LA CHIESA DI San BIAGIO
D. Achille Marcello, nel suo manoscritto, parla anche della chiesa di S. Biagio in Marzanello: «Nel luogo oggi detto il Cerqueto, circa un quarto di miglio sopra la montagna, esisteva la chiesa di S. Biagio, e fu fondata insieme alle altre Chiese e monasteri. Di questa Chiesa non rimane altro che un cappellone, fatto con quattro angoli ed a lamia, il quale ci mostra l’arte colla quale stava formata questa Chiesa, la quale venendo scossa da terremoto entrò dentro la montagna, e che le prime muraglie restarono appese vicino alle pietre come l’acquasantiera; restò appesa vicino alle pietre fino a pochi anni fa, poi fu rotta dai pecorai, perché non capivano cosa vuol dire antichità... Mi si racconta, ma non so se sia vero, che molti anni fa andandoci girando alcuni paesani ed entrando dentro la grotta, vi ritrovarono alcune camere incartate e per tradizione si dice che le abbia fatte fare il conte D. Francesco Pandone[...]».
furono distrutti dal tiro dell’esercito alleato, che, dalla collina di S. Felice di Pietravairano, effettuavano le tarature delle artiglierie facendo il tiro a segno sulle strutture di Marzanello Vecchio.
La Chiesa di S. Nicola, che un tempo era utilizzata dagli antichi abitanti del borgo fortificato di Marzanello Vecchio, stando a quanto riferito da un manoscritto del Marcello, datato 1830, sarebbe stata costruita intorno al 1772 utilizzando materiali di risulta provenienti dalle antiche strutture in disuso. In realtà esistono validi motivi (affioramenti, dai punti in cui il pavimento ha ceduto, di frammenti ceramici databili almeno al sec. XVI) per sostenere che essa preesistesse a tale data o che sia stata costruita sui resti di qualche antica e attualmente sconosciuta chiesa intra moenia. Il passo del Marcello, riportato dal Calce, che parla della Chiesa di S. Nicola, è il seguente: «Il paese [Marzanello] da poco tempo si sta abbandonando dai cittadini sopra la montagna, dove eravi una torre di smisurata grandezza, cisterne ed altre fortificazioni diroccate nel 1772 per costruirvi la chiesa di S. Nicola col campanile [...]».
IL MONASTERO DI San GIOVANNI A MARZANELLO
Il Monastero di S. Giovanni, un tempo ubicato nella località Santianni di Marzanello, sopravvive solo nella memoria grazie ad un manoscritto conservato nell’Archivio del Museo Provinciale Campano di Capua, che è una trascrizione di Angelo Broccoli, effettuata il 31 ottobre 1872, da un originale vergato nel 1830 da D. Giuseppe Marcello. Il monastero, «ornato ed arricchito di leggiadre e robuste colonne che un uomo non riusciva ad abbracciare neppure a metà», è oggi completamente scomparso. Nel giardino vi era una cisterna «stretta sopra e larga sotto». Alcuni materiali dello scomparso monastero furono riutilizzati per edificare, nel 1765, una cappella vicino alla proprietà del sindaco Bartolomeo Panarello, denominata cappella di S. Giuseppe. Va comunque notato che nella attuale località Santianni, nei terreni a monte delle abitazioni delle famiglie Tramunto, Campopiano e Tedeschi, dai terreni affiorano spesso, dopo l’aratura, frammenti osteologici umani. Ciò potrebbe indicare la presenza, in loco, di fosse comuni di sepoltura, le quali, prima della legge napoleonica, erano usuali nelle antiche chiese.
IL MONASTERO DI San MARTINO
Un altro monastero, sempre a Marzanello, sorgeva nella località denominata S. Martino, ad Ovest dell’abitato. Secondo il manoscritto CSTM: «Per parlare di questo monastero dobbiamo appellarci alla tradizione degli antichi paesani, i quali dicono che si ricordano alcune vestigia di un monastero, mentre altri dicono che il Sig. D. Francesco Bianco in quel luogo prese le pietre per farsi nel 1725 una casina ivi vicino, ma appigliandoci alla tradizione diciamo che quel monastero era sotto il titolo di S. Martino nel luogo oggi detto S. Martino[...]».
LA CHIESA DI San BIAGIO
D. Achille Marcello, nel suo manoscritto, parla anche della chiesa di S. Biagio in Marzanello: «Nel luogo oggi detto il Cerqueto, circa un quarto di miglio sopra la montagna, esisteva la chiesa di S. Biagio, e fu fondata insieme alle altre Chiese e monasteri. Di questa Chiesa non rimane altro che un cappellone, fatto con quattro angoli ed a lamia, il quale ci mostra l’arte colla quale stava formata questa Chiesa, la quale venendo scossa da terremoto entrò dentro la montagna, e che le prime muraglie restarono appese vicino alle pietre come l’acquasantiera; restò appesa vicino alle pietre fino a pochi anni fa, poi fu rotta dai pecorai, perché non capivano cosa vuol dire antichità... Mi si racconta, ma non so se sia vero, che molti anni fa andandoci girando alcuni paesani ed entrando dentro la grotta, vi ritrovarono alcune camere incartate e per tradizione si dice che le abbia fatte fare il conte D. Francesco Pandone[...]».
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTO:
Panarello A., Castrum Marzanelli (secoli IX-XVIII), Vairano Scalo, 1999.
Foto di Guglielmo D'Arezzo, Giulio D. Broccoli, Salvatore Cerbo, Luigi Angelo Di Nuzzo, Fulvio Guercio
Panarello A., Castrum Marzanelli (secoli IX-XVIII), Vairano Scalo, 1999.
Foto di Guglielmo D'Arezzo, Giulio D. Broccoli, Salvatore Cerbo, Luigi Angelo Di Nuzzo, Fulvio Guercio
Questo sito non raccoglie nessun dato degli utenti, se non quelli strettamente necessari alla sua visualizzazione.
Privacy coockie policy
This site does not collect any personal data of users, but only the technical data necessary for its display.
Privacy coockie policy
Privacy coockie policy
This site does not collect any personal data of users, but only the technical data necessary for its display.
Privacy coockie policy